La storia di Tecnoedil:
Scopri come una famiglia ha superato gli eventi più drammatici, grazie ad una cosa semplice che ci insegnano fin da piccoli, senza volerlo
Se ora sono qui a raccontarti la storia della famiglia Piccinato nel settore dell’edilizia è tutta colpa 🙂 del mio bis-nonno Giacomo Piccinato che emigrò in Svizzera a cavallo tra 1800 e 1900 per lavorare come muratore stagionale nella città di Zurigo.
Devi infatti sapere che all’epoca le tecniche costruttive non permettevano di lavorare anche durante la stagione fredda, così d’inverno i muratori italiani rientravano in massa dalle proprie famiglie.
Mentre Giacomo si alternava tra Italia e Svizzera, i suoi figli Olindo ed Ernesto (mio nonno- è da lui che ho preso il nome), acquistarono la loro prima partita di legname con l’intenzione di produrre mobili qui a Brugnera, a pochi passi dalla nostra attuale sede.
Ben prestò però le loro strade dovettero già dividersi, infatti scoppiò terribilmente la 2^ Guerra Mondiale che li chiamò entrambi alle armi.
Grazie a Dio riuscirono tutti e due a rientrare sani e salvi, ma in uno scenario di distruzione e instabilità totale, il nonno Ernesto non se la sentì di continuare la faccenda dei mobili iniziata prima della guerra con il fratello Olindo, così anch’esso raggiunse il padre Giacomo in Svizzera per imparare il mestiere di muratore.
Nonno Ernesto trascorse ben 30 anni a Zurigo, sempre come lavoratore stagionale, e nel frattempo ebbe mio padre Remo che lo raggiunse poi in età da lavoro insieme a mia madre Carla per 8 dure stagioni, in un luogo (Canton Zurigo) in cui i lavoratori italiani non erano certo ben visti e anzi venivano chiamati “cingali” ossia zingari.
Arrivò così il 1963 (il mio anno di nascita) e mio padre Remo cominciava a pensare di costruirsi una vita più stabile, qui in Italia, nel territorio dove tutta la sua famiglia è nata e dove sentirsi finalmente a casa.
Insieme a mia madre tirarono su così la loro abitazione, come si faceva una volta, di sabato e di domenica, senza mutuo, con quel poco che c’era a disposizione, e si mise in proprio come muratore.

All’inizio lavorava da solo (possedeva solo una vecchia betoniera), con l’aiuto di mia madre che si adattava a fare da manovale nei momenti in cui c’era bisogno di una mano in cantiere. Piano piano riuscì a costruire un paio di case proprio qui in Via Nazario Sauro e cominciò ad ingrandirsi, assumendo qualche aiutante e acquistando la prima attrezzatura.
Raggiunti i 16 anni di età mi aggiunsi anche io all’impresa, anche se all’epoca l’idea di lavorare nell’edilizia non mi entusia-smava granchè, avrei preferito fare il cuoco o il meccanico a dire il vero.
Al rientro dal mio servizio di leva però, qualcosa aveva fatto clic nella mia testa e cominciai a sentirmi più responsabile e maturo. Rientrai a lavoro nell’impresa di mio padre con l’intento di volerci investire tutte le mie energie, di portare la mia visione e di fare evolvere l’azienda in un modo di lavorare più moderno.
Purtroppo (o per fortuna) io e mio padre eravamo entrambi molto cocciuti e nessuno dei due voleva cedere e veder così soccombere le proprie idee. Così, ben presto realizzai che se veramente volevo portare avanti la mia visione lavorativa dovevo per forza ripartire da zero e creare la mia impresa.
Così all’età di 26 anni mi misi in proprio.

Se dal punto di vista tecnico fino a quel momento avevo appreso tanto dall’esperienza con mio padre, dal punto di vista imprenditoriale ero ancora molto acerbo, e all’inizio fu piuttosto faticoso, ho preso tante fregature.
Ma piano a piano le cose miglioravano e cominciavo finalmente a vedere realizzarsi quelle idee e quei sogni per i quali sono stato disposto a mollare un lavoro sicuro per cominciare una sfida in cui tutti mi davano per spacciato.
Con il tempo sono riuscito a imparare tanto e prendermi delle bellissime soddisfazioni, la più bella di tutte quando mio padre, poco prima di mancare improvvisamente, mi disse “Ernesto, sono molto orgoglioso di quello che hai fatto”. Per tutti i sacrifici e il sudore che avevo versato non c’è stata ricompensa più bella.
Oltre alla morte improvvisa di mio padre (2006) c’erano però altre cattive notizie in arrivo.
Nessuno si immaginava infatti che di lì a poco sarebbe arrivata la peggiore crisi economica mai vista, che tagliò letteralmente le gambe a migliaia di imprese ed aziende.
Il settore edile è stato senza dubbio uno dei settori in cui la crisi ha colpito maggiormente e non ti nego che anche per noi ci sono stati momenti difficili e tante notti insonni, con il lavoro che scarseggiava e i tanti impegni già presi da onorare.
A rendere la situazione ancora più delicata era il fatto che nel 2009 (proprio a ridosso della crisi) era arrivato in azienda anche mio figlio Alessio che aveva appena finito gli studi ed era entrato nel mondo del lavoro nel periodo probabilmente peggiore.
Dopo poco tempo l’azienda si è ritrovata con un organico di 2 sole persone, me e mio figlio.
La situazione era pesante ma dentro di noi sapevamo che in realtà dietro ogni momento di difficoltà c’è sempre un’opportunità di cambiamento e così, come i nostri genitori e i nostri nonni ci hanno insegnato sin da piccoli attraverso il loro esempio di tenacia e perseveranza, non ci siamo dati per vinti e abbiamo continuato a combattere e ad investire su noi stessi per re-inventarci e re-inventare un modo di lavorare (quello dell’intero settore edile) ormai obsoleto e non più adatto alle esigenze delle famiglie moderne.
Il resto è tutta storia recente.
Ad oggi abbiamo un organico di circa 10 persone e sono arrivati in rinforzo alla squadra anche mio fratello Gian Paolo e i nipoti Riccardo e Angelica.
Nell’ultimo anno abbiamo più che raddoppiato il fatturato pre-crisi e abbiamo festeggiato insieme a collaboratori, forni-tori, clienti ed amici gli ottimi risultati raggiunti grazie a tanta passione e tanto duro lavoro di squadra.

Ma non avremmo fatto niente di tutto ciò senza le persone che hanno dato fiducia alla nostra famiglia sin dai primi tempi e che tuttora condividono con noi gli stessi nostri princìpi, gli stessi valori e le stesse tradizioni.
Grazie di cuore!
Ernesto Piccinato
Il nostro Perchè…
Cosa ci spinge a fare questo lavoro ogni giorno:
“Adoriamo lavorare in famiglia, per aiutare altre famiglie a costruire la propria felicità, partendo da una casa fatta come si deve“.